Anna Bonitatibus è bravissima nel miscelare tenero impaccio, autentico afflato belcantista da eroe contralto del primo Ottocento (anche testualmente la sua sortita strizza l’occhio a Tancredi), aromi romantici, stupore, incanto, malinconia. La padronanza dello stile si risolve in assoluta souplesse e culmina in viva emozione con quel rondò finale, così denso d’affetti, in cui la sartina/Enrico continua a crederci mentre coro, colleghi e macchinisti, tutti interessati solo alla gloria personale e al contante se ne vanno lasciando la scena buia e vuota.
— Roberta Pedrotti, L’Ape musicale 21.09.19