I Lieder wagneriani, sembrano infatti riascoltati per la prima volta se i versi diventano quelli tradotti da Boito, impongono un’altra fonetica, svelano un’ispirazione melodica,a arcate legate e dinamiche differenti da quanto eravamo abituati ad ascoltare. Il canto è sulla parola, la traduzione incide e si fa parte di un’interpretazione che si fa intendere come, al tempo, l’opera del tedesco fosse recepita e resa in Italia, come un sotterraneo legame potesse essere rivelato o magari ricercato deliberatamente. La musicalità è poesia, e Bonitatibus lo sa bene, nel suo continuo e mai lezioso cesello nelle gradazioni del pianissimo, ma anche nel sapido e spiritoso accento dei sonetti berneschi intonati da Malipiero, irresistibili nel canto come nella lettura per i loro ribaltamenti del petrarchismo di maniera.