Sugli scudi la prova di Anna Bonitatibus nei panni di Ruggiero. La voce è calda e vellutata, la tecnica precisa, le colorature mirabolanti, emozionanti le mezze voci. Nell’interpretazione del mezzosoprano italiano inoltre ogni parola viene interpretata cercando di darne il giusto peso. Al termine della serata gli applausi per tutto il cast sono stati davvero calorosi, ma la vera trionfatrice è stata Anna Bonitatibus, travolta dall’affetto del pubblico anche durante la serata.
Monologues: 10-10-10 Recommendation
“Die Wiedergabe dieser Mini-Dramen durch die italienische Mezzosopranistin Anna Bonitatibus, die durch die Pianistin Adele d’Aronzo markant unterstützt wird, ist schlicht überwältigend. Wir erleben eine singende Tragödin der alten Schule, eine Meisterin des dramatischen Belcanto, die Text und Musik bis in die feinsten Nuancen ausleuchtet, dabei das große Pathos nicht scheut und mit jedem Anschwellen der Stimme elektrisierende Wirkungen hervorruft.”
“The interpretation of these mini-dramas by Italian mezzo-soprano Anna Bonitatibus, strikingly supported by pianist Adele d’Aronzo, is simply overwhelming. We experience a singing tragedienne of the old school, a master of dramatic bel canto, who illuminates text and music to the finest nuances, not shying away from great pathos and evoking electrifying effects with each swelling of the voice.”
Poesia e musica all’italiana con Anna Bonitatibus
Chissà se Anna Bonitatibus realizzando la sua sontuosa performance – entusiasmante nel canto sempre bellissimo dell’artista, con la sua voce ricca, armonicissima, flessuosa, la dizione a scandire un fraseggio articolato e intelligentissimo, non solo nell’attenzione della parola ma anche al modo di accentarla secondo lo stile combinato della poesia e della musica (non sempre coetanei, come mostrano i pezzi di Arturo e di Castelnuovo), sul quale costruire il microcosmo della romanza e l’arcata complessiva del concerto – chissà, dicevo, se la straordinaria cantante si è resa conto di abbozzare un ritratto della cultura italiana di deprimente povertà intellettuale.
Cantare la poesia
I Lieder wagneriani, sembrano infatti riascoltati per la prima volta se i versi diventano quelli tradotti da Boito, impongono un’altra fonetica, svelano un’ispirazione melodica,a arcate legate e dinamiche differenti da quanto eravamo abituati ad ascoltare. Il canto è sulla parola, la traduzione incide e si fa parte di un’interpretazione che si fa intendere come, al tempo, l’opera del tedesco fosse recepita e resa in Italia, come un sotterraneo legame potesse essere rivelato o magari ricercato deliberatamente. La musicalità è poesia, e Bonitatibus lo sa bene, nel suo continuo e mai lezioso cesello nelle gradazioni del pianissimo, ma anche nel sapido e spiritoso accento dei sonetti berneschi intonati da Malipiero, irresistibili nel canto come nella lettura per i loro ribaltamenti del petrarchismo di maniera.