Se il Liederabend oltralpe è un’istituzione, in Italia una serata in compagnia di un cantante, soprattutto se alle prese con un repertorio cameristico, rischia di essere un appuntamento di nicchia cui poche istituzioni hanno di dedicare lo spazio che meriterebbe. L’italiano sembra guardare con diffidenza il mondo del Lied e della mélodie, o considerare indebitamente minore la produzione vocale nostrana: un grave errore che alcuni artisti s’impegnano a dissipare, in questo caso con l’occasione perfetta delle celebrazioni rossiniane del 2018. […]
La prima parte del concerto affianca, infatti, alla magnifica cantata Giovanna d’Arco di Rossini, la meno nota scena drammatica belliniana “Questa è la valle… Quando incise su quel marmo”, scena di nostalgia e gelosia in cui la voce di mezzosoprano incarna un amante tradito in un clima fra melanconia arcadica e passione romantica. Non dissimile, quindi, il vocabolario retorico della pagina rossiniana, in cui il cullante addio notturno alla madre della pastorella lascia spazio a un visionario impeto guerriero. Tutti affetti che Anna Bonitatibus padroneggia e differenzia a dovere sia nei colori di un’effusione solitaria immersa nella natura, sia nel sofisticato gioco d’accenti fra maschile e femminile. […]
Nella seconda parte la fanno da padrone, invece, arie brevi o brevissime, […] le suggestive Guarda che bianca luna e Mio ben ricordati di Schubert, […] a Bellini, di cui non ascoltiamo una delle solite — bellissime — Sei ariette, bensì O crudel che il mio pianto non vedi, A palpitar d’affanno, Le souvenir présent céleste. Non sfigura fra cotanto senno l’oscuro Gabussi con La luna e La protesta d’amore, né il non più frequentato Perucchini, altro testimone di una diffusa civiltà del canto, […] E diversi registri espressivi si dipanano anche nella sintetica quanto fine scelta rossiniana in chiusura di programma: l’ispiratissimo recitativo ritmato sul racconto di Francesca nel canto IV della Commedia dantesca, che culmina in un luminoso “Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: | quel giorno più non vi leggemmo avante”; l’involo melodico di Beltà crudele; l’ironia di uno dei numerosi Mi lagnerò tacendo. […]
Forse i tempi sono maturi perché si osi di più programmando concerti di musica vocale, e di musica vocale non solo transalpina?
L’Ape musicale, Roberta Pedrotti 21.04.2018